giovedì 9 luglio 2009
Una speranza per l’economia negli accordi con la Cina
Lunedì, a brevissima distanza dall'inizio dei lavori del G8, l'Italia ha concluso una serie di accordi con la Cina. Il nostro governo ha chiesto al governo di Pechino di appoggiare, inoltre, la proposta italiana al G8 di riprendere i negoziati del Doha Round, interrotti prima dello scoppio della bolla speculativa immobiliare, per poter tornare a lavorare sugli accordi per un libero scambio e per ostacolare ogni forma di protezionismo. 300 imprenditori cinesi e 500 imprenditori italiani si sono incontrati per siglare accordi di partnership e joint-venture. Sono stati sottoscritti 38 accordi nei settori industriali tradizionali, in primis quello automobilistico, e in settori nuovi come quello delle fonti energetiche rinnovabili e delle biotecnologie, ma anche nella logistica e nei trasporti, per un valore complessivo di 2 miliardi di dollari. Questi accordi consentiranno alle imprese italiane (dalla Fiat alla Mediobanca di Cesare Geronzi, passando per Generali e Ansaldo Breda) di incrementare la loro produzione e la loro delocalizzazione, ma anche incentiveranno gli investimenti cinesi in Italia. Inoltre, l'interscambio aumenterà, poiché attualmente le esportazioni italiane in Cina subiscono il peso di dazi e di barriere tariffarie consistenti. Come ha ricordato il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola:«Nel 2008 l'interscambio è stato pari a 38 miliardi di dollari e l'Italia è il quarto partner commerciale della Cina nell'Unione europea e il quinto Paese dell'Unione per investimenti diretti in Cina».
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