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giovedì 13 novembre 2014

CDP spiega perchè è "l’Italia che investe nell’Italia"

La voce di Giancarlo Giannini, le immagini di Ago Panini, la creatività di Publicis. Tre giganti della comunicazione per sancire l’esordio pubblicitario di Cassa depositi e prestiti. 
L’obiettivo della campagna, pianificata da OMD, è raccontare al grande pubblico il ruolo ricoperto da CDP nel processo di crescita dell’Italia e le risorse che Cassa ha dedicato al futuro del Paese negli ultimi anni.
Un ruolo sintetizzato dalla frase “l’Italia che investe nell’Italia”. Perché la narrazione non si ferma alle grandi cifre, ma spiega l’importanza di CDP nella vita quotidiana. Nel sostegno alle impreseagli enti locali e alla scuola. Nella volontà di costruire un’Italia diversa, con il social housing e la valorizzazione degli immobili. Nella capacità di unire il Paese con infrastrutture, reti e trasporti. E se CDP parlerà ai cittadini con uno spot, con il web racconterà i suoi piccoli e grandi casi di successo.
"Negli ultimi cinque anni - racconta la campagna - il Gruppo Cassa depositi e prestiti ha investito nell’economia italiana oltre 100 miliardi di euro, destinandoli ai settori più importanti del paese: le strade, le imprese, l’internazionalizzazione, le infrastrutture, le reti che uniscono il territorio. Il nostro ruolo è importante. Investiamo in Italia impiegando esclusivamente risorse private, raccogliendo il risparmio degli italiani e attraendo capitali stranieri. Il nostro impegno, da oltre 160 anni, è utilizzare le risorse che ci vengono affidate per il futuro del Paese"

martedì 19 novembre 2013

Costruzioni in profondo rosso: a settembre -6,1% della produzione

La produzione edilizia ha subito negli ultimi anni un calo violento. Il peggiore dal dopoguerra ad oggi. Si seguito la testimonianza del Sole 24 Ore.

Costruzioni in profondo rosso. Il settore dell'edilizia continua ad annaspare in una crisi gravissima, che non accenna a mollare la presa. I dati Istat sulla produzione nelle costruzioni relativi al mese di settembre sono eloquenti: l'indice corretto per gli effetti di calendario, a settembre 2013, è diminuito in termini tendenziali del 6,1% (i giorni lavorativi sono stati 21 contro i 20 di settembre 2012).
Nella media dei primi nove mesi dell'anno la produzione nelle costruzioni è scesa dell'11,2% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Nel mese di agosto lo stesso indice aveva registrato un calo ancora maggiore: -10,3%. Ma è soprattutto la tendenza di medio periodo a destare allarme: prendendo come riferimento i dati corretti per gli effetti del calendario balzano subito agli occhi una serie di dati negativi che iniziano nel 2010 e si protraggono senza interruzioni fino al settembre del 2013. In effetti la crisi economico-finanziaria che ha investito il nostro Paese ha trascinato il settore delle costruzioni nella recessione più grave dal dopoguerra a oggi.

Nel quinquennio 2008-2012 c'è stata una riduzione degli investimenti nelle costruzioni del 26%, con –47% per le nuove costruzioni e -39% per le opere pubbliche: 43 miliardi di euro in meno hanno riportato i livelli di produzione a quelli di 40 anni fa. Dall'inizio della crisi oltre 40mila imprese di costruzioni hanno chiuso i battenti per un totale di 360mila posti di lavoro persi, che arrivano a 550mila se si considerano anche i settori collegati. E senza tener conto degli studi professionali costretti a ridurre i collaboratori.
Per completare i dati Istat su settembre, l'Istat segnala che l'indice destagionalizzato della produzione nelle costruzioni è diminuito, rispetto ad agosto 2013, dell'1,8%. Nella media del trimestre luglio-settembre l'indice ha registrato un incremento dell'1,6% rispetto ai tre mesi precedenti. Infine a settembre 2013 l'indice grezzo ha segnato un calo tendenziale del 2,8% rispetto allo stesso mese del 2012.

Per arrestare la caduta, secondo le imprese di costruzioni, è necessario: 1) liberare le risorse disponibili bloccate da una burocrazie soffocante e da regole disincentivanti come il patto di stabilità interno; 2) valorizzare la qualità italiana del prodotto edilizio; 3) attrarre investimenti privati ridefinendo politiche fiscali che oggi deprimono l'investimento immobiliare rispetto a quello mobiliare; 4) ridare equità ai contratti dando certezza ai tempi di pagamento; 5) riportare le banche al loro storico ruolo di partner degli operatori e delle famiglie; 6) definire una moderna politica industriale basata su credibilità, trasparenza, garanzie reali, qualificazione, merito, professionalità.

lunedì 7 ottobre 2013

Bonus mobili, ecco le scadenze (ma spunta la proroga)

Il Corriere della Sera ci elenca le scadenze dei bonus mobili e come funzionano!
 
A tre mesi dalla scadenza del «bonus mobili» ogni giorno si moltiplicano gli auspici, le quasi-promesse, gli inviti. Se ne parlerà nelle ultime battute della preparazione della legge di Stabilità. Pochi giorni, comunque. E ancora ieri il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, spiegava: «Dovremo ragionare con la legge di Stabilità per vedere se deve diventare un provvedimento strutturale, se i risultati saranno molto positivi». Come il viceministro dell’Economia, Luigi Casero: l’ecobonus «è stato uno dei successi di questo governo», ha ribadito l’altro giorno alla Fiera dell’edilizia di Milano, sulla scia di un premier che quest’intervento ha rivendicato persino nel discorso per la fiducia al Senato.

IL BONUS - Intanto il bonus arredi corre. L’ultimo sviluppo nei giorni scorsi quando l’Agenzia delle Entrate ha dichiarato ammissibili carte di credito e bancomat. Non male in tempi di lotta senza quartiere del Fisco ad ogni forma di pagamento in contante, con relativa la santificazione del cosiddetto denaro elettronico. Peccato che poi quando si tratta di portare le prove di avvenuti pagamenti per avere le prove fiscali, bancomat e carte di credito non abbiano sempre valore per il fisco. Adesso non è più così.
LE DETRAZIONI - Chi effettua ristrutturazioni edilizie (a partire dal 26 giugno 2012 e fino al 31 dicembre prossimo) può detrarre il 50% delle spese sostenute per l’acquisto di mobili ed elettrodomestici. L’importo agevolabile è pari a 10 mila euro e il bonus sarà della metà. Insomma, se avete speso 4 mila euro di arredi ne potrete detrarre 2 mila, se invece la vostra spesa è salita a 10 mila o più euro, potrete detrarre al massimo 5 mila. Nella lista degli acquisti detraibili rientrano letti, armadi, scrivanie, divani e in generale gli elettrodomestici nuovi di classe energetica non inferiore alla A+ (classe A per i forni) ma anche le spese di trasporto e montaggio.
LE PARTI CONDOMINIALI - Attenzione però, se i lavori di ristrutturazione riguardano le parti comuni condominiali il discorso cambia. La ristrutturazione dello stabile non consente ai singoli condomini (che usufruiscono pro-quota della relativa detrazione) di detrarre le spese sostenute per acquistare mobili e grandi elettrodomestici da destinare all’arredo della propria unità immobiliare. In realtà è prevista un’agevolazione, ma solo per gli arredi delle parti comuni.
LE PROCEDURE - Per ottenere le detrazioni quando si farà la dichiarazione dei redditi, è necessario seguire le indicazioni e le procedure segnalate dall’Agenzia delle Entrate. Restano in vigore le regole iniziali: pagare l’acquisto con bonifici bancari o postali, con le stesse modalità già previste per i pagamenti dei lavori di ristrutturazione indicando, quindi, la causale del versamento attualmente utilizzata dalle banche e da Poste Italiane per i bonifici relativi ai lavori di ristrutturazione fiscalmente agevolati. È necessario indicare il codice fiscale del beneficiario della detrazione e il numero di partita Iva ovvero il codice fiscale del soggetto a favore del quale il bonifico è effettuato.
CARTE DI CREDITO - Per i pagamenti con carte credito o di debito (il bancomat) «sdoganati» dal fisco attenzione alla tempistica: a far fede sarà la data di pagamento che corrisponde al giorno di utilizzo della carta da parte del titolare. Questa data (che è quella che verrà tenuta in considerazione per decidere se si rientra nella tempistica richiesta dalle agevolazioni) è quella che risulta nella ricevuta telematica di avvenuta transazione e non nel giorno di addebito. Nessuna apertura ad altre forme di acquisto: non è consentito effettuare il pagamento tramite assegni bancari, contanti o altri sistemi. Inoltre, per accedere alle detrazioni fiscali, bisognerà provare gli acquisti con prove documentali: quindi conservate la documentazione che attesta l’effettivo pagamento (ricevute dei bonifici, ricevute di avvenuta transazione per i pagamenti mediante carte di credito o di debito, documentazione di addebito sul conto corrente) e le fatture di acquisto dei beni con la normale precisazione della natura, qualità e quantità dei beni e servizi acquisiti.

mercoledì 18 settembre 2013

Immobili, il Fisco è cambiato. Ecco come approfittarne

Pare che il Corriere della Sera ci dia notizie quasi confortanti per quanto riguarda il fisco! 

Il conto presentato dal Fisco a chi vuole comprare casa si riduce. Con una norma inserita a sorpresa nel decreto sull’Istruzione, sono state modificate da gennaio 2014 le imposte di registro, ipotecaria e catastale.
Il vantaggio è particolarmente rilevante quando la transazione riguarda la «prima casa» e l'acquisto avviene da privato o da società non costruttrice. Infatti l'imposta di registro scende dall’attuale 3% al 2% mentre le due altre imposte che ora si pagano in quota fissa, quella ipotecaria e quella catastale, scendono a 50 euro l'una dai 168 attuali. 
Dal trattamento «prima casa» sono però escluse le abitazioni delle categorie catastali A/1, A/8 e A/9. Questi immobili saranno assimilati ai fini fiscali alle seconde case e dovranno pagare l'imposta di registro al 9% invece dell'attuale 7%. Anche per questi immobili però si pagherà l'imposta catastale e ipotecaria in quota fissa a 100 euro complessivi a fronte del 3% applicato oggi e il conto sarà quindi più favorevole al contribuente.
Il conto
Per comprare una prima casa con un imponibile di 150mila euro (ricordiamo che le imposte non si applicano sul prezzo reale ma sul valore catastale) oggi si pagano 4.836 euro. Con le nuove regole si scenderà a 3.100, con una riduzione di 1.736 euro. Per lo stesso immobile, che però non abbia diritto ad agevolazioni, il Fisco presenterà un conto di 13.600 euro contro i 15.000 attuali. Verosimilmente queste modifiche porteranno chi deve comprare casa oggi a far slittare il rogito a gennaio 2014.
Avranno effetto prima gli altri provvedimenti presi del governo per dare una scossa al mercato immobiliare, a partire da quelli presenti nel decreto legge 102, che prevede un complesso di misure a favore del mattone. A partire dall’abolizione della prima rata dell’Imu sulle abitazioni principali (per l'abrogazione anche della rata a saldo di dicembre bisognerà aspettare la legge di stabilità). Il decreto inoltre agevola fiscalmente i contratti di locazione a canone concordato (l’aliquota scende dal 19% al 15%) e prevede nuove forme di raccolta dei fondi per i mutui che dovrebbe essere concessi con minori difficoltà rispetto ad oggi. Sono disposizioni che si aggiungono a quelle varate a giugno sulla proroga alle agevolazioni per la ristrutturazione edilizia e sulla proroga e innalzamento del bonus (dal 55% al 65%) per la riqualificazione energetica.
Cambio di rotta
La scelta di cambiare strategia, e non penalizzare ulteriormente il mattone, appare obbligata in una fase in cui si moltiplicano gli indizi di una prossima uscita dalla recessione per l'Azienda Italia. In epoca postindustriale forse il mattone non è più il motore principale dell'economia, ma anche oggi è ben difficile pensare che il Pil possa crescere con vendite di case ai minimi storici.
D'altro canto è facile mostrare l'andamento negativo dell'Azienda Italia sia stato finora parallelo a quello del mattone. Basta misurare di quanto la crisi economica abbia falcidiato il risparmio immobiliare; dal 2008 a oggi, a moneta costante, le abitazioni usate di pregio hanno perso il 19,4% del valore nella media delle grandi città con punte del 26,4% a Firenze. Milano ha fatto segnare -17,9%, Roma -14,1%. Nelle zone residenziali il calo medio è stato del 21,9% e nelle periferie si è scesi del 23,4%, con il capoluogo emiliano che sfiora il 30% e Milano che tocca -27,6%. Se si considera che le transazioni sono quasi dimezzate nel quinquennio è evidente che anche le casse erariali ne hanno sofferto.

giovedì 5 settembre 2013

Casa: sempre più lunghi i tempi di vendita

Per via della crisi, oggi vendere casa richiede mediamente 8,5 mesi con un ribasso medio sul prezzo iniziale richiesto del 16,5% a fine trattativa. E' ciò che emerge dal rapporto di Nomisma che fa sapere che attualmente il periodo non è tra i migliori per vendere un immobile.

Nel dettaglio
La prima fonte di preoccupazione per Nomisma resta la contrazione del credito, finalizzato all'acquisto di un immobile. Le banche non concedono mutui e questo porta ad una contrazione delle vendite. Ma la crisi del mercato immobiliare si manifesta, secondo Nomisma, anche con il dilatarsi dei tempi di vendita a fronte di un'offerta crescente e disposta a rivedere il prezzo ovviamente al ribasso. "Fino a un anno fa, chi vendeva non voleva abbassare i prezzi e la forbice tra domanda e offerta era molto ampia", afferma Paolo Righi, presidente di Fiaip, la federazione degli agenti immobiliari. "Oggi domanda e offerta iniziano a incontrarsi - aggiunge - e i venditori sanno che devono abbassare le pretese, soprattutto chi cede il vecchio usato per migliorare il suo stato abitativo. Chi vende per sostituzione, infatti, oggi è disposto a scendere, anche perché sa di poter trovare a un po' meno".

Inoltre va detto che negli ultimi due anni si sono aggiunti numerosi aspetti: visto che l'offerta è tanta e la domanda è poca, chi vuol compare valuta sempre più elementi dell'immobile che i clienti vogliono valutare anche l'utilizzo di nuove metodologie costruttive e il risparmio energetico.

Precisamente i tempi medi per chiudere una trattativa hanno raggiunto gli 8,5 mesi nel residenziale, 10,4 mesi per gli uffici, i 9,8 mesi per i negozi e i 7 mesi per i box auto.Un allungamento, in un anno,di circa un mese e mezzo per tutte le tipologie. In sostanza, dice Nomisma "l'offerta si scontra con una domanda debole e con ridotte capacità di spesa, al punto che chi è interessato a comprare davvero un immobile alla fine riesce ad ottenere un ribasso sul prezzo di oltre sedici punti rispetto al posto fissato all'inizio. Quindi chi vuol portare a termine l'operazione, inoltre, deve essere disposto a ribassare le proprie aspettative e a stabilire prezziche siano più conformi a quelli di mercato e alle esigenze della domanda.

lunedì 1 luglio 2013

Casa, nuovi sconti per chi ristruttura

Dalla Stampa: nuovi incentivi al fine di far ripartire i consumi e sostenere alcuni settori particolarmente colpiti dalla crisi.

Meno tasse da pagare per chi decide di ristrutturare casa, migliorare l’efficienza energetica e al contempo cambiare mobili. Entra in vigore da oggi (anche se sono ammesse le spese effettuate già a partire dal 26 giugno) il nuovo bonus ristrutturazioni, rafforzato dal governo rispetto alle norme in scadenza a fine giugno alla scopo di far riprendere i consumi e sostenere alcuni settori particolarmente colpiti dalla crisi. Le regole fissate prevedono la possibilità fino al 31 dicembre 2013, di effettuare ristrutturazioni edilizie per un tetto massimo di spesa di 96 mila euro, di cui è detraibile il 50% in 10 anni. A tale provvedimento si aggiunge un bonus per mobili destinati all’arredamento di immobili ristrutturati. Per l’acquisto di mobili il tetto massimo di spesa è di 10 mila euro. Avvertenza importante: ristrutturazioni e acquisti di mobili devono essere effettuati tassativamente entro il 31 dicembre. Vediamo nel dettaglio le modalità per usufruire degli incentivi.

Chi ne ha diritto 
I proprietari di un immobile, ma anche chi beneficia dell’usufrutto o della nuda proprietà. Ma anche chi è in affitto o gli eventuali familiari conviventi con il proprietario possono beneficiare dell’agevolazione fiscale.

Come ottenere i rimborsi
Bisogna documentare le spese, che devono essere effettuate dal primo luglio al 31 dicembre 2013. Documentare vuol dire effettuare pagamenti in modo che siano tracciabili, quindi con bonifici bancari o postali da cui risultino codice fiscale di chi ha sostenuto le spese dei lavori e la causale corrispondente. Naturalmente le spese vanno documentate con il rilascio di regolare fattura e partita Iva dell’esecutore dei lavori.

Quali interventi ammessi 
Si può spendere fino a un massimo di 96 mila euro per immobile di cui verrà rimborsato il 50%. Sono compresi nell’agevolazione i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria, la messa in sicurezza sismica (anche in seguito ai danni causati da un terremoto). Il bonus è previsto anche per la rimozione di barriere architettoniche, di materiali cancerogeni come l’amianto e per l’installazione di sistemi di domotica. Sono compresi anche gli impianti di sicurezza e quelli idonei per abbattere l’inquinamento acustico.

Come funziona il rimborso 
Il bonus è del 50% e viene rimborsato dallo Stato in dieci anni, con una rata ogni 12 mesi.

Efficienza energetica 
Gli interventi di miglioramento dell’efficenza energetica danno luogo ad un rimborso maggiore, arrivando al 65% e comprendendo i lavori per condomini o singole abitazioni che prevedano il rifacimento della coibentazione, l’installazione di infissi termici. Sono invece esclusi dagli incentivi la sostituzione di caldaie e la realizzazione di impianti geotermici. Via libera per impianti di climatizzazione e l’installazione di pannelli per l’acqua calda alimentati a energia solare. Nel caso di lavori condominali, il tempo a disposizione per accedere alle agevolazioni sarà maggiore (fino al 30 giugno 2014).

Arredamento 

Per la prima volta sarà possibile una detrazione per l’acquisto di mobili. L’importo massimo consentito è di 10 mila euro (50% il rimborso detraibile sempre in 10 anni). Condizione essenziale è che il rifacimento dell’arredamento sia successivo a un intervento di ristrutturazione. Gli elettrodomestici in un primo tempo non compresi nei rimborsi rientreranno nelle detrazioni una volta che sarà convertito definitivamente il decreto ancora all'esame del Parlamento. Varrà per i grandi elettrodomestrici, ma eslusivamente da incasso, di classe non inferiore ad A+ (A per i forni).

In caso di vendita della casa 

Se l’immobile ristrutturato viene ceduto, chi vende può continuare a beneficiare del bonus.

giovedì 20 giugno 2013

L’anno nero delle costruzioni. Oltre 11mila le imprese fallite

Sulla Stampa ci sono notizie non tanto belle per quanto riguarda il settore delle costruzioni e dei posti di lavoro.

«Il 2012 è stato per le costruzioni l’anno più nero» nella crisi «più intensa e più lunga nella storia del Paese», sottolinea l’associazione dei costruttori Ance. Che calcola: da inizio crisi i posti di lavoro persi sono 446mila, con i settori collegati salgono a 669mila «come l’intera popolazione di Palermo». 11.177 le imprese fallite. 
«Abbiamo toccato il fondo», sottolinea il rapporto dell’osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni dell’Ance. «Mai così bassi gli investimenti», che nel 2013 arrivano al sesto anno consecutivo di caduta, con un calo complessivo del 29%.
Le imprese delle costruzioni che da inizio crisi hanno chiuso i battenti rappresentano il 23% dei fallimenti registrati in tutti i settori economici.
«Muore l’edilizia, muore la filiera», evidenzia il rapporto, indicando che nel 2012 le consegne di cemento sono diminuite del 22,6% ed il fatturato del legno del 19%.
Le stime per il 2013 indicano che gli investimenti «registreranno una ulteriore caduta del 5,6% rispetto al 2012», nonostante l’effetto positivo degli interventi del governo su incentivi fiscali e debiti della P.a.
Per il 2014 sono due gli scenari possibili tracciati dall’associazione dei costruttori: senza politiche per il settore gli investimenti continueranno a calare del 4,3%, e vorrà dire che in sette anni le costruzioni avranno perso investimenti per 59,3 miliardi, il 32,1%. Sarà «il tramonto dell’intero tessuto industriale dell’edilizia».
Se invece verranno messe in campo politiche per il settore, ed in particolare attuando le proposte dell’associazione dei costruttori (revisione Imu, messa a regime degli incentivi fiscali per ristrutturazioni e ecobonus, riattivazione del circuito del credito) gli investimenti potrebbero tornare a crescere, dell’1,6%.
Spendere 5 miliardi in infrastrutture nel 2014 aumenterebbe il Pil dello 0,33% e produrrebbe 44.500 posti di lavoro: una «manovra di rilancio» da mettere in campo nei prossimi 5 anni è possibile, sostiene l’Ance, senza sforare il limite del 3% di deficit e riducendo addirittura il rapporto debito/Pil’’.

lunedì 20 maggio 2013

Il real estate si prepara ad una stagione di rilancio

Sul Sole 24 Ore si legge che il Real Estate punta al rilancio.

Registrare le statistiche ma muoversi sulle voci. La regola d'oro dei trader borsistici, per una volta, va applicata anche al mercato immobiliare: perchè se è vero che i dati a consuntivo mostrano un mercato residenziale a passo di gambero e un settore degli uffici dove gli sfitti aumentano e i canoni scendono, in realtà i grandi operatori esteri si stanno muovendo di gran lena e stanno trattando deal importanti, a suon di centinaia di milioni di euro l'uno.
Morgan Stanley, Blackstone, Cerberus, Axa real estate, Allianz Re sono solo alcuni dei potenziali compratori attivi in questa prima parte del 2013. La stessa Cbre registra, senza fare nomi e cognomi, una ripresa del mercato dei grandi investimenti. Dopo un 2012 davvero da dimenticare, nei primi tre mesi dell'anno sono già state concluse operazioni per 620 milioni di euro, con un aumento del 36% rispetto all'ultimo trimestre dell'anno scorso. Solo a Milano le operazioni in pipeline valgono 1,5 miliardi di euro, a cui se ne aggiungono altri 1,3 miliardi per il resto dell'Italia. E, va sottolineato, che non si tratta solo di offerte sui desk dei compratori, ma di trattative già alla fase dell'esclusiva.
Secondo quanto risulta al Sole 24 Ore, tra i deal in corso, Morgan Stanley tra trattando gli immobili Auchan, nello specifico il 50% di un portafoglio del controvalore di 700 milioni di euro (i dettagli su Casa24Plus di domani). Tra le branch immobiliari dei gruppi assicurativi, molto attive Axa real estate che sta comprando il Bodio Center a Milano e Allianz Re, sempre a Milano, che sta valutando l'acquisizione della sede di Deutsche Bank, ex sede Campari. Il colosso americano Blackstone, che nel mondo gestisce qualcosa come 57 miliardi di dollari, è in esclusiva sul Franciacorta outlet village per circa 130 milioni e sta cercando di trattare il passaggio di mano dell'intero Fondo Due di Prisma Sgr (ex Zero Sgr), che contiene immobili di gran pregio a Milano e Roma. Anche il Da Vinci retail park è un dossier sui tavoli dei legali specializzati in real estate, con un'offerta in fase avanzata da parte del gruppo Gwm, basato a Londra ma che fa capo ad italiani "di nome".
Comune denominatore dei deal, la forte discesa dei prezzi che, finalmente, segue l'andamento dei mercati esteri. I rendimenti per gli acquirenti si sono così portati intorno, e anche al di sopra, del 9%, rendendo appetibili le operazioni al vasto mercato degli investitori internazionali, che non hanno il problema di dover reperire finanziamenti bancari da istituti italiani. Insomma, allo sbloccarsi dell'ingessamento dei valori ha subito corrisposto, nonostante la tanto gridata incertezza politica, un reale interesse da parte degli investitori. Così, ben venga anche nel residenziale un ulteriore aggiustamento dei valori, unica via – insieme alla ripresa dell'erogazione dei mutui – per portare un po' di vento nella palude stagnante delle compravendite di case.

mercoledì 24 aprile 2013

Crolla il mercato della casa? Mah, non sembrerebbe

Dalle news di Of-Osservatorio finanziario arriva un barlume di speranza per quanto riguarda la compravendita nel settore immobiliare.

Le compravendite di immobili ad uso residenziale, dice l’Istat, sono calate drasticamente, arrivando a fine 2012 a segnare un tondo -25%. Anche se l’idea che ci si può fare è che, forse, il dato reale sia molto più consistente. Anche i prezzi delle case, continua l’Istat, nel quarto trimestre del 2012, sono diminuiti. Facendo registrare un 1,5% in meno rispetto al trimestre precedente. Che diventa -4,6% se confrontato con il dato dello stesso periodo del 2011. Dovrebbe essere una buona notizia per chi cerca casa. Ma anche in questo caso, permane lo scetticismo. Online, sui forum, nelle pagine dei commenti e sui social network, nonché tramite email inviate alla redazione di Of-Osservatorio finanziario, i lettori si scatenano. “Penso che il dato sia sovrastimato. Probabilmente fa riferimento ai prezzi proposti, che sono in calo. Bisognerebbe conoscere i prezzi reali di compravendita, ma questo è uno dei capitoli più oscuri del mercato immobiliare italiano”, accusa Max. “Qualcuno mi spiega in quale parte d'Italia è avvenuto questo calo di prezzi?”, ironizza Giocons1. E ancora, “le case sono comunque sempre troppo care, specialmente quelle esistenti”, recrimina Alzatiitalia.

Come stanno davvero le cose? Chi ha ragione e chi torto? Cos’è successo, veramente, ai prezzi delle case? E soprattutto, cosa accadrà in futuro?
Mario Breglia, Presidente di Scenari Immobiliari, non ha dubbi: hanno ragione i lettori. “Sembra paradossale. Ma nonostante scendano le compravendite di case, i prezzi non calano”, conferma, “è un po’ lo stesso fenomeno che accade per le automobili e sembra normale che, nonostante il crollo (superiore a quello delle case) nelle vendite di nuove auto i prezzi dei modelli non scendano, anzi salgono sempre un pochino. E neppure accade che si vendano solo le Tata o le Yaris che costano meno di 10.000 euro: il mercato compra le Audi o le Ypsilon e si mette in fila. Per le case nuove (come per le auto) ci sono i costi di produzione che, oltre una certa soglia, non sono comprimibili”. Meglio quindi orientarsi sull'usato? “Anche qui, dipende”, risponde cauto Breglia, “la componente principale del prezzo è la localizzazione, cioè il prezzo medio della zona. Questo fa sì che le quotazioni medie tengano molto perché, per zona urbana, ci sono poche offerte e molte richieste. E la pressione della domanda, anche se spesso non diventa compravendita, rimane alta”.

E in futuro?
Cosa accadrà nei prossimi mesi ai prezzi applicati? Gli esperti sembrano dare un po’ di speranza. “Se dovesse perdurare la crisi, potrebbe aumentare la necessità di vendita per le famiglie a maggior rischio”, interviene Giordano (Adiconsum) , “questo potrebbe prolungare la riduzione dei prezzi e una loro ulteriore diminuzione". “Si prevedono ulteriori diminuzioni”, svela, infatti, Dondi (Nomisma) che anticipa, “ci attendiamo una riduzione stimata intorno al -5% alla fine di quest’anno, a cui si aggiungerà un -4% nel 2014”. Ma è ancora presto per sperare in una ripartenza del mercato immobiliare. “Per il momento non ci sono le condizioni”, continua Dondi, “si stima che un leggero miglioramento si potrà iniziare a intravedere a partire dal secondo semestre 2013. Ma certamente non si ritornerà agli stessi livelli del triennio pre-crisi 2004-2007. Una stabilizzazione si potrà avere solo a partire dalla seconda metà del 2014. Ma molto dipenderà anche dalle banche. La crisi delle compravendite è necessariamente dovuta a una mancata concessione di credito”.

martedì 12 febbraio 2013

Mutui, banche sempre più avide

Questo è quanto riporta l'Espresso sulla salute delle banche e dei mutui.


E' sul mattone che c'è tensione...La battuta in rima è di Paolo Giordano, segretario generale di Adiconsum, che così sintetizza il tema dei rapporti tra clienti e banche. L'associazione dei consumatori promossa dalla Cisl ha appena sfornato una rilevazione sui costi di mutui, conti correnti e conti di deposito. «Sui prestiti per l'acquisto della casa proprio non ci siamo. Perché gli istituti di credito li erogano in misura sempre più ridotta, cioè per somme che coprono una percentuale sempre più bassa rispetto al valore dell'immobile e con condizioni economiche più onerose che in passato», afferma Giordano. Insomma, secondo l'Adinconsum le banche da un lato fanno fatica a concedere i mutui. Ma quando lo fanno ci guadagnano più di prima. Come? «Tenendo costante lo spread, cioè il differenziale che aggiungono rispetto a quanto loro stesse pagano il denaro», sostiene Giordano.
In realtà, lo spread sui mutui dalle banche italiane negli ultimi mesi è un po' sceso. Certo non quanto lo spread più famoso, quello tra i titoli decennali di Stato tedeschi e italiani. E neppure ha seguito il passo del gambero dell'Euribor, il tasso più utilizzato come punto di riferimento per i mutui a tasso variabile, che un anno fa viaggiava ben sopra l'1 per cento, mentre ora si aggira intorno a quota 0,20. All'inizio del 2012 lo spread medio sui mutui era superiore al 3,50 per cento e ora è vicino al 3,20 per cento. Un taglio asimmetrico.
Nella rilevazione Adiconsum di fine gennaio 2013 si può notare come lo spread delle principali banche non sia sceso, rispetto all'ottobre 2012. Ed è aumentata la rata di 9 dei 10 tassi variabili a 20 anni esaminati. «Lo spread è fondamentale: un punto in più su un mutuo di 100 mila euro può significare anche 60 euro in più al mese», lamenta il segretario dell'organizzazione dei consumatori. Che mette in guardia i potenziali mutuatari su altri due aspetti: il tasso d'ingresso e le polizze assicurative.
«Alcune banche pubblicizzano un tasso molto conveniente, definito "di ingresso", che viene applicato per un anno. Poi al suo posto subentra il tasso a regime, decisamente più allineato con quelli medi di mercato se non, talvolta, addirittura più caro». Molti istituti di credito, poi, di fatto legano la concessione del mutuo alla sottoscrizione di un'assicurazione. Non è un obbligo di legge, ma se il cliente non la vuole rischia di vedersi bocciare la richiesta.
Per l'Adiconsum, il costo della polizza assicurativa caldeggiata dalla banca, se collegata a un mutuo dal tasso apparentemente buono, può azzerare l'iniziale vantaggio competitivo. «Ecco perché prima di firmare bisogna fare i conti mille volte e magari chiedere l'aiuto di un esperto indipendente. E comunque meglio il fisso. Se i tassi tornano a impennarsi la rata variabile può diventare un macigno per molte famiglie. E' già successo un sacco di volte». Intanto, in Spagna il costo medio finale di un mutuo è del 3,06 per cento, da noi del 4,05 per cento. E la bolla del mattone a Madrid c'è stata davvero.


giovedì 7 febbraio 2013

Le banche Ue vendono gli immobili a rischio per ridurre la leva

Il Sole 24 Ore e la sorte del mercato del Real Estate


Le banche europee corrono a vendere le loro proprietà immobiliari, o i mutui, con più problemi. Secondo Morgan Stanley, nel 2013 il valore di queste cessioni salirà a circa 25 miliardi. I motivi? Da un lato, la necessità di ridurre la leva; dall'altro, i timori della crescita delle sofferenze, a causa del cattivo andamento dell'economia Ue. In un simile contesto, i compratori non sono però più (esclusivamente) i private equity. Bensì, anche fondi sovrani od operatori più piccoli.

Il fenomeno
Gli istituti di credito del Vecchio continente, oltre agli scandali legati ai derivati o alla definizione del Libor, affrontano la congiuntura negativa e la necessità di ridurre la leva sul real estate commerciale. In particolare, su quest'ultimo fronte, Morgan Stanley stima il valore del deleveraging attorno a 600 miliardi. Un obietivo che, allo stato attuale, è stato raggiunto per circa il 20-25%. Insomma, la strada da fare è ancora parecchia.
Ecco allora che, dopo la sbornia immobiliare (soprattutto in Spagna) degli anni passati, il passo obbligato è quello di cedere, o svalutare, gli asset di real estate con dei problemi. Royal Bank Of Scotland, ad esempio, ha venduto un paio di immobili per circa 1 miliardo di dollari al Fondo governativo norvegese e ad AXA Real estate Investment managers. In Spagna, invece, il Banco Santander voleva vendere un portafoglio di real-estate a Morgan Stanley, per circa 3 miliardi di euro. Alla fine, però, gli immobili sono stati venduti a più piccoli singoli investitori propnti a pagare prezzi maggiori.

I nuovi compratori
E sì, perchè la nuova caratteristica di questo mercato è l'identikit dell'acquirente. Non si tratta più, infatti, del solito private equity. Bensì, di acquirenti come Fondi sovrani o società immobiliari più piccole. Questi hanno un orizzonte temporale nell'investimento più lungo dei private, e quindi sono disposti a comprare i beni problematici a prezzi maggiori. Cioè, hanno maggiore tempo a disposizione per rientrare nell'investimento.

A caccia di rendimento

Ma non è solo una questione di tempi. L'appeal degli asset di real estate problematicci è dato anche dai loro più alti rendimenti. Attualmente, la grande liquidità in giro, è in cerca di idee dove poter trovare uno yiled maggiore rispetto a quello dei «soliti» titoli di Stato dei Paesi Ue periferici. Così, guarda con interesse al commercio degli immobili proplematici delle banche.