mercoledì 9 giugno 2010

Generali corre in borsa. La compagnia di Cesare Geronzi guadagna oltre il 2%

Nel giorno della sua nomina al vertice delle Generali, lo scorso 24 aprile, Cesare Geronzi l'aveva promesso: «La compagnia finora ha ben lavorato. Darò il mio contributo perché proseguano e vorrò lasciare un'impronta. Mi piacerebbe che al termine del mio mandato avessimo un'ulteriore grandezza del gruppo». Poco più di un mese dopo ecco che il primo dossier sembra profilarsi all'orizzonte, con il Leone che sposta lo sguardo verso Oriente e agli asset asiatici del colosso americano Aig, messo a dura prova dalla crisi finanziaria. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera in edicola giovedì, che cita «ambienti vicini» alla compagnia, dopo la rinuncia della britannica Prudential, le Generali potrebbero inserirsi nella partita per la conquista delle partecipate asiatiche del gruppo Usa, sempre che Aig rinunci a quotare in Borsa la divisione.

Il mercato ha accolto le indiscrezioni sui piani di crescita del Leone spingendo le quotazioni del titolo: a Piazza Affari le azioni delle Generali guadagnano oltre il 2,5% a poco più di un'ora dall'inizio della contrattazioni (vai alle quotazioni di Borsa) e festeggiano così il rientro della compagnia nel grande risiko mondiale delle assicurazioni.

Per il momento, comunque, le Generali non confermano. Secondo una nota della compagnia triestina, è troppo presto per commentare l'ipotesi di stampa dell'interesse di Generali per gli asset assicurativi asiatici messi in vendita da Aig: «È del tutto prematuro parlarne», si sostiene. Il gruppo di Cesare Geronzi «punta sullo sviluppo a Est», ricordano comunque dalla compagnia, sia a livello europeo che asiatico. E la compagnia nel febbraio del 2009 aveva anche presentato un'offerta per gli attivi nelle Filippine di Aig assieme al Banco De Oro Unibank, principale istituto di credito del Paese. Ma l'accordo con Prudential, fallito definitivamente mercoledì con un costo di «termination» (gli oneri per la chiusura delle trattative) per gli inglesi di 152,6 milioni di sterline, indica forse che i prezzi richiesti dal venditore erano troppo alti. Aig si è rifiutata di ridurre la richiesta originaria di 35,5 miliardi di dollari per la divisione asiatica.
(corriere.it)

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