Riporto uno stralcio dell’intervento di Giuseppe Guzzetti, Presidente dell’Acri, l’associazione delle Casse di Risparmio Spa e delle Fondazioni di origine bancaria, in occasione della Giornata Mondiale del Risparmio:
“In questi anni una parte delle imprese italiane ha migliorato la propria struttura finanziaria, soprattutto allungando l’orizzonte temporale del passivo. Le banche hanno prima sollecitato e poi accompagnato il realizzarsi di una più equilibrata distribuzione delle scadenze. La fragilità finanziaria rimane, tuttavia, un aspetto non secondario del profilo delle nostre imprese, una caratteristica che l’attuale crisi economica evidenzia in tutta la sua gravità… La banca ha il dovere di accompagnare l’impresa anche nei momenti di difficoltà. Essa, però, sottoscrive con i suoi depositanti l’impegno altrettanto importante di non assumere rischi impropri. Le richieste delle imprese devono essere analizzate con rigore per stabilire se si tratta di una temporanea carenza di liquidità o, al contrario, di una crisi di prospettive difficilmente reversibile. Credo che in un contesto difficile come l’attuale le banche italiane abbiano contemperato in modo corretto il loro duplice impegno, verso le imprese e verso i risparmiatori.
La via d’uscita è in un processo di rafforzamento patrimoniale delle imprese, che da un lato deve vedere protagoniste le imprese stesse, dall’altro può essere facilitato dal soggetto pubblico. Fra gli altri, uno strumento utile potrebbero essere appositi fondi di sviluppo, che vedano la collaborazione tra pubblico e privato, tra banche e associazioni settoriali di imprese, eventualmente con il coinvolgimento della Cassa Depositi e Prestiti. Fondi di sviluppo che, da un lato, sostengano quelle imprese che, pur competitive sui mercati per qualità e specificità produttiva, stanno comunque pagando la crisi in termini di fatturato, dall’altro favoriscano quelle aggregazioni tra imprese piccole o medie, utili a contrastarne un’intrinseca debolezza.
Sgombrato il campo da un improprio ruolo di supplenza di altri attori, dunque, le banche – come stanno già facendo – devono dare il loro contributo al successo dell’intero processo di rilancio del settore produttivo. I dati più recenti dicono che il ritmo di crescita del credito alle nostre imprese rimane ancora positivo, mentre negli altri maggiori paesi europei è azzerato o addirittura in territorio negativo. E questo malgrado l’Italia sia tra i paesi in cui il rallentamento economico e la flessione degli investimenti sono più accentuati”.
lunedì 9 novembre 2009
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