Pare che il Corriere della Sera ci dia notizie quasi confortanti per quanto riguarda il fisco!
Il conto presentato dal Fisco a chi vuole comprare casa si riduce. Con
una norma inserita a sorpresa nel decreto sull’Istruzione, sono state
modificate da gennaio 2014 le imposte di registro, ipotecaria e
catastale.
Il vantaggio è particolarmente rilevante quando la transazione
riguarda la «prima casa» e l'acquisto avviene da privato o da società
non costruttrice. Infatti l'imposta di registro scende dall’attuale
3% al 2% mentre le due altre imposte che ora si pagano in quota fissa,
quella ipotecaria e quella catastale, scendono a 50 euro l'una dai 168
attuali.
Dal trattamento «prima casa» sono però escluse le abitazioni delle categorie catastali A/1, A/8 e A/9.
Questi immobili saranno assimilati ai fini fiscali alle seconde case e
dovranno pagare l'imposta di registro al 9% invece dell'attuale 7%.
Anche per questi immobili però si pagherà l'imposta catastale e
ipotecaria in quota fissa a 100 euro complessivi a fronte del 3%
applicato oggi e il conto sarà quindi più favorevole al contribuente.
Il conto
Per comprare una prima casa con un imponibile di
150mila euro (ricordiamo che le imposte non si applicano sul prezzo
reale ma sul valore catastale) oggi si pagano 4.836 euro. Con le nuove
regole si scenderà a 3.100, con una riduzione di 1.736 euro. Per lo
stesso immobile, che però non abbia diritto ad agevolazioni, il Fisco
presenterà un conto di 13.600 euro contro i 15.000 attuali.
Verosimilmente queste modifiche porteranno chi deve comprare casa oggi a
far slittare il rogito a gennaio 2014.
Avranno effetto prima gli altri provvedimenti presi del governo per dare una scossa al mercato immobiliare,
a partire da quelli presenti nel decreto legge 102, che prevede un
complesso di misure a favore del mattone. A partire dall’abolizione
della prima rata dell’Imu sulle abitazioni principali (per l'abrogazione
anche della rata a saldo di dicembre bisognerà aspettare la legge di
stabilità). Il decreto inoltre agevola fiscalmente i contratti di
locazione a canone concordato (l’aliquota scende dal 19% al 15%) e
prevede nuove forme di raccolta dei fondi per i mutui che dovrebbe
essere concessi con minori difficoltà rispetto ad oggi. Sono
disposizioni che si aggiungono a quelle varate a giugno sulla proroga
alle agevolazioni per la ristrutturazione edilizia e sulla proroga e
innalzamento del bonus (dal 55% al 65%) per la riqualificazione
energetica.
Cambio di rotta
La scelta di cambiare strategia, e non
penalizzare ulteriormente il mattone, appare obbligata in una fase in
cui si moltiplicano gli indizi di una prossima uscita dalla recessione
per l'Azienda Italia. In epoca postindustriale forse il mattone non è
più il motore principale dell'economia, ma anche oggi è ben difficile
pensare che il Pil possa crescere con vendite di case ai minimi storici.
D'altro canto è facile mostrare l'andamento negativo dell'Azienda Italia sia stato finora parallelo a quello del mattone.
Basta misurare di quanto la crisi economica abbia falcidiato il
risparmio immobiliare; dal 2008 a oggi, a moneta costante, le abitazioni
usate di pregio hanno perso il 19,4% del valore nella media delle
grandi città con punte del 26,4% a Firenze. Milano ha fatto segnare
-17,9%, Roma -14,1%. Nelle zone residenziali il calo medio è stato del
21,9% e nelle periferie si è scesi del 23,4%, con il capoluogo emiliano
che sfiora il 30% e Milano che tocca -27,6%. Se si considera che le
transazioni sono quasi dimezzate nel quinquennio è evidente che anche le
casse erariali ne hanno sofferto.
mercoledì 18 settembre 2013
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