"I mercati azionari continuano da qualche settimana a muoversi lateralmente in attesa che qualcosa succeda, per confermare questo nuovo mercato "toro" oppure procedere ad una correzione.
I dati sulla bilancia commerciale americana ad aprile, sono per saldo non particolarmente brutti ma se si guarda il dato sulle esportazioni, si tratta del peggior livello degli ultimi tre anni. A maggio, con un costo del petrolio di circa 25 dollari più alto della media di aprile, il dato non potrà che essere molto peggiore.
Ieri sono anche stati diffusi i dati per le nuove richieste di mutui, che mostrano una caduta drammatica, al livello di febbraio. Non c'è da stupirsi, perchè il costo per rifinanziare un mutuo a tasso fisso è salito a quasi il 6% un punto ed un quarto abbondante in più di pochi mesi fa; il peggio per i prezzi delle case, a sentire ieri i commenti di alcuni specialisti del settore, deve ancora venire.
Ieri la Russia, che rialza la testa tutte le volte che il prezzo del petrolio risale, ha detto di voler diverrsificare parte delle proprie riserve da titoli di stato americani ad obbligazioni del Fondo Monetario Internazionale. Si tratta più di una volontà di affermare la propria importanza in questioni di politica internazionale piuttosto che procedere ad una vera diversificazione; i soldi del Fondo arrivano dagli stati e gli Stati Uniti sono il principale contribuente.
In Latvia - poco si trova sui giornali sull'argomento - ci troviamo di fronte ad una nuova Argentina, ma le autorità resistono con piglio nazionalistico alla inevitabile svalutazione della divisa. Ieri la BCE ha imprestao tre miliardi di euro alla Banca Centrale di Svezia, il paese più esposto nei confronti della Latvia: 90% del debito di quel paese è in euro e ieri la divisa ha chiuso nella parte alta della banda di oscillazione contro la moneta unica: invece che indebolirsi si è rafforzata, ad indicare lo stato di sospensione dalla realtà dei mercati.
La probabile soluzione va nella direzione di una forte svalutazione ed un successivo ingresso nell'euro, con conseguenze certo non positive sulla moneta unica.
In questo scenario i tassi di interesse sui titoli di stato americani sono saliti senza tregua; in pochi giorni il rendimento di un titolo a due anni è salito da 0,9% a 1,3%.
Il decennale è vicino al 4% ed il trentennale si avvicina al 5%. Con inflazione vicino a zero (riteniamo probabile una correzione sul petrolio, altre voci di costo per far salire i prezzi al consumo non ci sono), si tratta di tassi reali enormi.
La parte lunga della curva non può più salire, perchè il numero di mutuatari che non rimborsano aumenterebbe in modo drammatico. I tassi sui mutui sono infatti parametrati al rendimento a lunga dei titoli di stato.
Il dollaro, nei confronti dell'euro non può svalutarsi molto perchè gli impatti deflattivi sull'economia europea sarebbero devastanti.
In molti consigliano di comprare titoli di stato legati all'inflazione, a noi sembra che per ora il timore di prezzi in rialzo sia esagerato.
Per un investitore in euro, titoli di stato americani a dieci anni sembrano ora un investimento piuttosto attraente."
(finanze.net)
venerdì 3 luglio 2009
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento